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Home » Materiale pedopornografico e abusi sui bambini: indagato un sondriese
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Materiale pedopornografico e abusi sui bambini: indagato un sondriese

RedazioneBy Redazione2 Marzo 2025Nessun commento4 Mins Read
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C’è anche un uomo sondriese tra gli indagati nell’ambito dell’operazione e del blitz “Hello”, condotto dalla Procura di Catania e che ha portato a smantellare una vasta rete di pedofili residenti in 56 città italiane. L’abitazione dell’uomo valtellinese,è stata sottoposta a perquisizione.

Come racconta il collega Andrea Di Grazia su CataniaToday, l’operazione, coordinata dalla Procura di Catania e condotta dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania – con la collaborazione del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia Online (Cncpo) –  ha portato all’esecuzione di 115 perquisizioni in 56 città italiane, dopo aver monitorato per mesi la piattaforma di messaggistica online “Viber” grazie al coinvolgimento di oltre 500 operatori specializzati. Al centro dell’indagine c’è lo scambio di materiale pornografico con protagonisti minori, che sono ritratti mentre compiono atti sessuali con adulti e perfino con animali.

Alcuni indagati hanno anche abusato di parenti e conoscenti

Tre degli arrestati, come specificato in conferenza stampa dal procuratore Francesco Curcio, oltre a divulgare foto e video illegali avrebbero anche autoprodotto il materiale da usare come “merce di scambio”, abusando di bambini che frequentavano la loro abitazione. In alcuni casi ci sarebbero anche legami di parentela tra gli orchi e le vittime. “L’attività è successiva al fermo, avvenuto a Catania un anno fa, di due persone trovate in possesso di una grande quantità di materiale pedopornografico. Nei mesi successivi gli investigatori hanno allargato il cerchio, trovando riscontri ai sospetti iniziali. In particolare, è stato possibile ispezionare 25 diversi canali di gruppo del social network ‘Viber, in cui sarebbero stati scambiati oltre 15 mila tra foto e video pedopornografici, catalogati anche in base ad etnia ed età anagrafica – spiega Curcio – Obiettivo non facile è stato quello di individuare le persone lese, loro malgrado protagoniste anche di gravissimi reati come la zooerastia, ed associare un’identità reale ad ogni nickname che interagiva nel sistema. Vi si aveva accesso solo dopo aver dimostrato di poter avere della merce di scambio da proporre agli altri membri”. 

Foto e video usati come merce di scambio

Secondo quanto accertato in sede di indagine, con il passare del tempo ed incrementando il numero dei “movimenti” , sarebbe stato possibile acquisire sempre maggiore autorevolezza e sbloccare nuovi canali di conversazione. Il baratto, quindi, sarebbe stata la forma di pagamento più frequente in questo contesto. “La rete oggi scardinata dal blitz ‘Hello’, dava agli iscritti delle garanzie sull’anonimato. Ma gli agenti della polizia postale – commenta il sostituto procuratore Anna Trinchillo – sono stati comunque in grado di aggirare i blocchi e dare un volto reale alle persone coinvolte in questa turpe vicenda. E’ stato possibile eseguire le misure cautelari proprio grazie alle perquisizioni ed al conseguente ritrovamento di una quantità enorme di foto e video, in cui venivano compiuti atti sessuali con minorenni. Dovrà ora essere appurato se, oltre al mero scambio, esisteva anche un commercio specifico con movimenti di denaro”.

Gli abusi sessuali diffusi in streaming

Il dirigente del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania, Marcello La Bella, specifica poi che “l’archiviazione delle immagini avveniva anche in cloud, oltre che su dispositivi protetti da password o su file criptati”. “Per questo motivo – prosegue –  i nostri agenti sono stati costretti a lavorare anche per oltre 16 ore durante le ispezioni, cercando di aggirare tutti i sistemi di protezione dei dati e recuperare prove inconfutabili a carico degli arrestati”.”Un lavoro non facile – aggiunge Ivano Gabrielli, dirigente del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni – se si pensa che i nostri uomini sono stati costretti a visionare una per una le foto ed i filmati con contenuti scabrosi, ed avranno bisogno di adeguati tempi di recupero anche sul piano psicologico. Buona parte di questo materiale era prodotto anche in live streaming ed altri utenti potevano così partecipare in diretta, alimentando un circuito criminale perverso e perseguito a livello internazionale”. 

Le città italiane coinvolte nell’indagine

Gli arresti, quasi tutti convalidati, sono stati eseguiti nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Frosinone, Varese, Vicenza e Cagliari.

Le perquisizioni sono invece avvenute nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania, Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo.

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