Tanto dolore e tanta rabbia, ma anche il coraggio di alzare la voce, raccontare la propria storia e lanciare un messaggio importante affinché altri non debbano subire la stessa sorte e affrontare le stesse difficoltà e sofferenze.
Per questo una famiglia valtellinese ha inviato alla nostra redazione una lettera in cui racconta la tragica vicenda di un parente e rivolge ai lettori, ma soprattutto alle autorità un appello importante affinché vengano limitati il gioco d’azzardo e i suoi effetti.
La lettera
Ecco il testo completo della lettera:
“La mattina del 6 marzo nostro fratello Davide ha deciso di togliersi la vita impiccandosi. La sua vita era già difficile a causa di un’invalidità che da anni lo costringeva sulla sedia a rotelle – raccontano i familiari dell’uomo -. Ma i problemi non finivano lì. Periodicamente, i primi del mese, si presentava al bar per sedersi di fronte a una slot machine e bruciarsi la pensione. Oggi come oggi le slot machine (o, più correttamente, “macchinette mangiasoldi”) si possono trovare all’interno di un qualsiasi bar, comodamente accessibili a chiunque. Sono le persone più fragili, però, a essere tentate più di tutti dalla loro presenza, che le invoglia a giocare fino all’ultimo centesimo”.
“Con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore vorremmo portare l’attenzione pubblica su questo problema comune a tante persone fragili – prosegue la missiva -: anziani soli, persone che soffrono di un’instabilità di qualsiasi tipo, individui che vengono respinti (o a mala pena tollerati) da una società disinteressata alla loro integrazione. Questi sono solo alcuni dei gruppi di persone maggiormente colpiti dalla ludopatia, ma ne esistono molti altri. Queste persone andrebbero protette e non indotte in tentazioni subdole troppo a portata di mano. Via le mangiapensioni dai bar”.