L’Offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Bper su Banca Popolare di Sondrio preoccupa i piccoli azionisti. Matteo Lorenzo De Campo, presidente di ‘Insieme per la Popolare’, l’associazione che li rappresenta, ha espresso timori sul futuro della banca valtellinese, paventando il rischio di una perdita di produttività e della capacità di credito per le piccole e medie imprese del territorio.
“Ops? C’è il rischio non solo di perdere produttività e quindi valore in termini azionari, ma anche di perdere capacità di credito nelle comunità, specialmente per le Pmi, che sono parte dei nostri associati”, ha dichiarato De Campo all’Adnkronos. Secondo lui, le sinergie indicate da Bper si tradurrebbero in un incremento dei prodotti bancassicurativi e di gestione del risparmio, ma a discapito della vocazione creditizia della Bps.
De Campo ha inoltre evidenziato che la comune appartenenza a Arca Sgr non sarà sufficiente a garantire un’efficace integrazione operativa. “Oltre a considerare le conseguenze dell’unione da un punto di vista nominale, bisogna guardare alla concretezza, all’operatività, che sono fattori fondamentali”, ha sottolineato, avvertendo che la fusione potrebbe mettere a rischio la stessa esistenza della banca valtellinese.
Rischio di compromettere la storia
“Visto che Bper ha evidenziato la volontà di procedere anche con valori relativamente bassi di capitale azionario a una fusione per incorporazione, non riusciamo a capire cosa si intenda con ‘esistenza della Banca’ a questo punto”, ha aggiunto De Campo. Secondo il presidente dell’associazione, la fusione comprometterebbe la storia e il ruolo di Bps nel territorio, con un impatto significativo su imprese, famiglie e clienti. “Noi vorremmo poter contare sulla Popolare che abbiamo conosciuto in tutti questi anni, sulla sua capacità di essere connessa con il tessuto imprenditoriale, sui tanti contatti che ha creato in Italia e nel mondo”, ha concluso.