Attilio Fontana, governatore della Lombardia, difende il ‘suo’ assessore al welfare Guido Bertolaso sulla vicenda di ‘Serena‘, il primo caso di suicidio assistito in Lombardia, mentre in consiglio regionale, martedì prossimo, riferirà sulle procedure seguite per aiutare la donna. “Ha fatto esattamente quello che doveva”, ha detto Fontana martedì mattina: “Sia perché non poteva sottrarsi a quest’obbligo, sia per non mettere in difficoltà le nostre aziende sanitarie”.
La vicenda ha provocato uno scontro nella maggioranza di centrodestra. Per la coalizione al governo della Regione era stato più semplice, qualche mese fa, respingere il tentativo di discutere la legge di iniziativa popolare, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, che avrebbe voluto dettare modalità e tempi certi per le procedure sanitarie relative al fine vita. Un’eccezione di costituzionalità aveva messo d’accordo tutti i partiti al governo della Regione, e la proposta di legge era stata affossata.
Stavolta lo scontro si è aperto: sebbene l’assessore Bertolaso abbia agito in ossequio alla sentenza della Corte costituzionale che, a certe condizioni, prevede la liceità del suicidio assistito dopo un accertamento (sanitario) delle condizioni previste, soprattutto da Fratelli d’Italia sono piovute critiche. Tanto che Bertolaso avrebbe minacciato di dimettersi da assessore, anche se Fontana su questo ha minimizzato.
Legge nazionale
E per il futuro? Fontana ha detto che “il passaggio successivo” è promuovere una legge nazionale. “La sentenza della Corte costituzionale c’è, dà indicazioni precise e individua i parametri da rispettare per accedere a questo percforso. Adesso bisogna individuare elementi che contribuiscano a creare un’uniformità di risposte”.