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Home » Gli egoismi degli Stati membri minano l’Europa
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Gli egoismi degli Stati membri minano l’Europa

Alberto ComuzziBy Alberto Comuzzi7 Febbraio 2025Nessun commento3 Mins Read
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Qualche osservatore sostiene che i dazi sulle merci europee imposti dal presidente Trump avrebbero lo scopo di frantumare l’Unione Europea. Per consolidare la propria leadership sull’Occidente il Governo statunitense metterebbe in pratica l’antica formula del “divide et impera”. Da qui l’appello a serrare le fila lanciato da tanti esponenti ai vertitici dell’Unione, delle sue istituzioni e dei singoli Stati.

Il messaggio reiterato da gran parte dei media è chiaro: dobbiamo essere uniti per opporci a Trump che vuole asservire gli europei.

Aldilà delle buone intenzioni di mostrarsi compatta come una falange macedone, temiamo che l’Europa sia intrinsecamente vulnerabile perché gli Stati che la compongono non hanno solo storie diverse, ma, purtroppo, interessi divergenti.

Dispiace notare che, per esempio in materia di sicurezza, molti governi hanno badato a tutelare i propri cittadini incuranti di quanto poteva accadere ad altri pur residenti nell’Unione.

A minare l’unità del Vecchio Continente è l’egoismo dei singoli Stati molto più della politica trumpiana.

Se l’allora premier francese Sarkozy non avesse destabilizzato la Libia provocando la morte di Gheddafi, l’Italia non avrebbe mai avuto i drammatici problemi di un’immigrazione incontrollata.

I casi del terrorista Öcalan e più recentemente del torturatore libico Almasri hanno creato problemi nel nostro Paese per il pilatesco comportamento della cancelleria tedesca.

Altro elemento che sta accelerando la fine dell’Unione sono gli scandali che hanno coinvolto diversi suoi esponenti come l’affare vaccini di Ursula Von der Leyen, i fondi pubblici per sostenere il green di Timmermans, le pratiche corruttive di parlamentari al soldo di nazioni exstraeuropee.

Grave danno all’immagine dell’Europa è causato poi dall’elefantiaco apparato burocratico di 60.000 dipendenti, 32.000 dei quali (tra personale permanente e temporaneo) impiegato negli uffici della Commissione.

Il 34 per cento del bilancio (quest’anno attorno ai 190 miliardi di euro) è destinato a spese per il personale.

La retribuzione di un dipendente varia a seconda del grado e della funzione; per i funzionari, lo stipendio iniziale è compreso tra 3.000 e 5 000 euro mensili a seconda del grado di entrata, mentre lo stipendio di entrata per i diversi gruppi di funzioni degli agenti contrattuali è compreso tra 2.000 e 2.500 euro.

Inoltre suscitano indignazione, quando non generano risentimento, talune illogiche spese, circa 200 milioni di euro, come quelle previste per spostare i faldoni con i documenti parlamentari tra le tre diverse sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo.

Nel nostro Paese, uno dei più europeisti, è molto calata la fiducia nell’Unione che è sempre più vissuta come un’entità burocratica costosa e autoreferenziale, che si sovrappone alla già faraonica e spesso inefficiente burocrazia italiana.

Un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net su un campione di 3.100 ragazze e ragazzi tra i 13 e i 29 anni, pubblicato nel Maggio 2024 da “Il Sole 24 Ore”, ha messo in luce che l’80 per cento degli intervistati si sentiva più italiano che europeo.

Non basta una moneta unica o l’unificazione dei mercati per tenere insieme una comunità di 450 milioni di persone con storie, tradizioni e spesso valori diversi. Soffocandone l’anima giudaico-cristiana il Vecchio Continente è senza virtù e avviato al declino.

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