È con riconoscenza che Stefano Gandini racconta il grave incidente che lo ha visto protagonista lungo la pista “Nana” di Chiesa in Valmalenco lo scorso sabato. Lo sciatore, vittima di un grave infortunio, ha voluto condividere la sua esperienza sottolineando la professionalità e l’efficienza della macchina di soccorso, dopo avere “avuto l’opportunità di apprezzare la tempestività, la professionalità e la simpatia dei soccorritori della pubblica dicurezza delle piste da sci, del 118 Areu – servizio di elisoccorso – e del personale del pronto soccorso dell’ospedale di Sondrio”.
“Dopo 60 anni di attività sciistica anche a livello agonistico, è il primo infortunio che subisco. Mentre stavo percorrendo l’ultima pista, sono stato centrato da dietro da una giovane sciatrice agonista che arrivava a velocità sostenuta, credendo che la pista fosse libera, non rendendosi conto che sotto il cambio di pendenza, entrando per lei in un angolo cieco, c’ero io. Un impatto fortissimo alla mia schiena, con conseguente caduta, con la rottura dell’omero del braccio sinistro, giratosi su se stesso. La ragazza, 16/18 anni, che dopo l’impatto è riuscita a non cadere, si è fermata sconvolta, e io, che non potevo muovermi, ho cercato di tranquillizzarla. Il maestro che sciava con lei ha chiamato subito i soccorsi”, racconta Gandini in un messaggio pubblico.
Le capacità dei soccorritori
Non scontato per Gandini quanto fatto dai professionisti del soccorso. “Nella sfortuna dell’evento, ho avuto il piacere di verificare l’ottima efficienza, professionalità e simpatia di tutti i miei soccorritori, dal Falda della polizia di stato, preposti al controllo piste, che, resosi conto che non ero trasportabile con toboga o motoslitta, ha immediatamente contattato il 118 Areu – elisoccorso Lombardia. Non essendo disponibile quello di Sondrio, l’elicottero è partito dall’ospedale di Bergamo e, in meno di 35 minuti, era sulla pista con un’équipe di medici veramente eccellente”.
“Mi hanno sedato in mezzo alla pista, roteato il braccio nella sua corretta posizione. Presumo, visto il mio stato di incoscienza, il tutto sia stato fatto in 10 minuti. Quando mi sono ripreso, ero già super imbragato nella barella con braccio dritto. Per posizionarmi nella barella, vista la pendenza della pista, la polizia di stato ha dovuto scavare nella neve una porzione di piano. A questo punto è iniziato il recupero con verricello e successivo trasporto in elicottero dalla pista all’ospedale di Sondrio, da un certo punto di vista anche momenti emozionanti. Dal momento dell’impatto a quando sono arrivato in ospedale è passata un’oretta, senza sentire dolori, ma solo il fastidio dell’osso rotto” racconta con dovizia di particolare lo sfortunato sciatore.
La riconoscenza e l’ottimismo non mancano a Gandini. “Personalmente, mi sento di spendere un grande plauso a tutti i soccorritori che sono vera sicurezza per noi sciatori, e nello stesso momento non mi sento di colpevolizzare la giovane agonista che mi è venuta addosso, che senz’altro da sabato aumenterà le sue attenzioni sciando veloce, perché d’altronde lo sci è anche questo. In questo momento sono in attesa di chiamata di un ospedale milanese, dove in questi giorni mi opereranno (applicazione di due viti per tenere unito l’osso). Senz’altro a dicembre sarò nuovamente pronto per il 61° anno di sci nella nostra Valmalenco. Da buon Alpino quale sono, nei momenti del mio recupero con verricello, penzolante nel vuoto in ascesa verso l’elicottero, echeggiava nella mia mente il ritornello di una conosciuta canzone alpina: ‘Ma gli Alpini non hanno paura”.