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Home » La burocrazia fa bene solo ai burocrati
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La burocrazia fa bene solo ai burocrati

EditorBy Editor20 Dicembre 2024Nessun commento4 Mins Read
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Elon Musk, l’imprenditore sudafricano naturalizzato americano più ricco del mondo, ha attaccato recentemente la Commissione europea definendola “un monumento alla burocrazia”. Donald Trump, che il 20 Gennaio, rientrerà alla Casa bianca, gli ha affidato l’incarico di dirigere, insieme ad un altro imprenditore,

Vivek Ramaswamy, il Doge (Department of Government Efficiency, Dipartimento dell’efficienza). Questo organismo avrà funzioni di consulenza e non farà parte della nuova Amministrazione statunitense. In pratica avrà il compito di tagliare i costi della macchina statale dopo averne individuato gli sprechi, riducendo in tal modo la burocrazia.

Trump potrà così avvantaggiarsi di un altro strumento, oltre al collaudato spoil system in vigore da più di due secoli, essendo stato introdotto dal suo predecessore Andrew Jackson (1767-1845) agli inizi dell’Ottocento.

L’obiettivo è di ridurre il debito dello Stato che, come sottolineato dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, se non corretto, «nei prossimi dieci anni è destinato a raggiungere i 50.700 miliardi di dollari, pari al 122% del Pil (Prodotto interno lordo)».

Evidentemente anche negli Stati Uniti la burocrazia aggrava i costi dello Stato e Trump ha deciso di porvi rimedio affidando ad un paio d’imprenditori l’incarico di snellirla. I presidenti americani, per altro, hanno uno strumento che, se può avere il limite di premiare i fedelissimi collaboratori (anche aldilà delle loro reali competenze), ha però il vantaggio di agevolare la propria azione politica: lo spoil system. La regola è chiara: chi vince ha diritto di governare e di scegliersi tutti i collaboratori, da quelli più stretti fino a quelli più periferici.

In Italia, una forma attenuata di spoil system è stata introdotta, nel 1997, con la legge Bassanini. Tale normativa prevede che i dirigenti di nomina politica, inclusi i dirigenti generali e i capi di gabinetto, lascino il proprio incarico al termine del mandato del governo che li ha nominati.

Di fatto, però, l’apparato burocratico italiano non viene mai scalfito. Dirigenti, quadri e impiegati pubblici restano sempre al loro posto. Anzi con il collaudato principio del “Promoveatur ut amoveatur” (promosso per allontanarlo), un funzionario fa pure carriera ed aumenta lo stipendio per lasciare l’ufficio ottenuto spesso come premio di fedeltà politica e non mediante concorso, o per titoli ed esame.

Ogni cinque anni i politici devono sostenere una prova d’ammissione: se non sono eletti vanno a casa. I burocrati, no, non perdono mai il posto. Una volta entrati nell’apparato pubblico diventano inamovibili. Anzi, spesso per giustificare il loro ruolo, s’inventano procedure che finiscono per pesare sui cittadini. Così la burocrazia si alimenta generando costi e soffocando la produttività dei singoli e delle imprese. La pratica di “promuovere per rimuovere” è in auge in tutti gli apparati pubblici, comprese le aziende municipalizzate e fino alla stessa Rai.

Quanti sono i giornalisti che, persa la protezione del partito di appartenenza, magari perché sconfitto alle elezioni, vengono promossi (con congruo aumento di stipendio) ad incarichi nominalmente prestigiosi, ma ininfluenti sul piano dell’informazione che orienta l’opinione pubblica?

È evidente che tutte le burocrazie, a cominciare da quella europea, oltre che ad essere spesso improduttive, gravano pesantemente sui cittadini. Un freno va quindi posto. Così come uno stop urge alle tante consulenze elargite dai vari vertici di governo statale, regionale, provinciale, comunale o di enti e aziende pubbliche.

È legittima la scelta di un ministro, di un governatore, di un sindaco di avvalersi di consulenti che, per competenza e qualità, possano coadiuvarlo nell’esercizio del suo ufficio. Risulta invece odiosa la pratica di inventarsi un incarico da attribuire a questo o a quel compagno di partito, rimasto magari senza seggio perché bocciato dagli elettori.

Un male endemico della politica italiana, assimilabile all’improduttiva burocrazia, è quello di trovare comunque sempre una sistemazione, a spese del contribuente, ai trombati eccellenti che fanno parte della nomenclatura partitica. Se il posto pubblico deve essere garantito agli impiegati d’ordine e di concetto, dai quadri in su deve valere la regola dello spoil system. Cambiando il governo si può perdere l’occupazione.

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